FRANCESCO BIANCHINI (1913 – 1993) | BATTAGLIONE ALPINI BOLZANO
ERA MIO NONNO UNO DEI TANTI COMBATTENTI “IGNOTI”
Un video che grazie a documenti storici e video interviste racconta la storia bellica di Francesco Bianchini.
Sergente Maggiore, assaltatore degli alpini in ben nove campagne di guerra. L’intento del filmato, è quello di immergersi in un periodo storico visto da lontano e capire cosa significasse sottostare a un sistema opprimente di rigidità fisica e psicofisica in condizioni avverse; e soprattutto, quello di ridare luce e identità a quelle persone che da ignoti e sconosciuti, agendo in prima linea, hanno condizionato la grande storia, il tutto lasciando da parte ogni tipo di atteggiamento mitizzatorio, opposto alla personalità e al pensiero di Bianchini.
Francesco racconta gli avvenimenti vissuti, gli aneddoti le curiosità le motivazioni delle promozioni e delle decorazioni ricevute, e gli incontri con Mussolini e con Il Re Vittorio Emanuele. Il racconto, si integra ed impreziosisce con la lettura dei comunicati ufficiali del tempo, e con l’interpretazione di alcuni suoi racconti, resi di nuovo vivi dalla voce di uno Speaker Nazionale e con vicende di rilievo del Battaglione Bolzano.
Dal video si potranno avere anche molte altre utili indicazioni per ricercare e ridare un’identita a molti altri combattenti e/o personaggi del periodo che hanno contribuito a fare la nostra storia.
Il racconto, si integra ed impreziosisce con la lettura dei comunicati ufficiali del tempo, e con l’interpretazione di alcuni suoi racconti, resi di nuovo vivi dalla voce di uno Speaker Nazionale.
Il tutto inizia nella primavera del 1934, in cui, come recita il foglio matricolare, Bianchini fu chiamato alle armi e partì da Ramiseto per il servizio militare, nel 6° Reggimento Alpini Battaglione Trento.
Già prima di mezzo giorno aveva reso sconsigliabile ogni possibile azione di “nonnismo” e tutti intuirono che era arrivato l’uomo più forte dell’intero Reggimento.
Dopo sette giorni venne scelto per rappresentare gli alpini in una dimostrazione di Forza e Coraggio, ebbe la meglio su tutti gli altri scelti e gli furono attribuiti i gradi di Caporale.
Appena il tempo di finire il servizio Militare e Il 5 Gennaio1936 partì da Livorno per la Campagna d’Africa, con l’11 Reggimento Alpini, Battaglione Trento, dove si distinse come uno dei migliori combattenti.
Dopo alcuni giorni, il 16 Febbraio del 1936, di propria iniziativa salì in notturna lo stesso versante dove il giorno prima le camicie nere comandate dallo stesso Duca di Pistoia fallirono l’impresa, aprendosi un varco a colpi di mitragliatrice.
Fu il primo alpino a raggiungere la sommità dell’AMBA ARADAM, seguito dalla propria pattuglia, ispezionò il rifugio dello stesso Ras Mulaghietà e alle 7,30 inalberò il proprio tricolore sulla sommità della montagna in segno di vittoria.
Questa azione ebbe un forte eco sulla stampa nazionale e radiofonica del tempo, tant’è che una settimana dopo circa, il 23 Febbraio 1936, il Duca di Pistoia, probabilmente visto il notevole impatto mediatico che aveva avuto il tricolore di Bianchini sulle truppe e le milizie presenti, fece piantare un palo e innalzare, più in alto, una seconda bandiera; passando poi alla storia per essere stato il primo uomo a salire sulla montagna e ad innalzare il Tricolore in segno di vittoria.
La voce narrante prosegue e giunge alla battaglia di MAI CEU.
Durata tre giorni e tre notti, a corto di munizioni e con il nemico troppo vicino per evitare la catastrofe di una battaglia combattuta ad arma bianca, Bianchini staccò il raffreddamento dalla propria mitragliatrice, raccolse le munizioni e con alcune canne di scorta, uscì dal terrapieno e affrontò solo, con il mitragliatore, il nemico, cambiando così l’esito finale della battaglia.
Fu questa, la sua prima medaglia al valore militare.
Il giorno 9 Maggio 1936, entrò in ADDIS ABEBA sfilando davanti al Vice Re Pietro Badoglio e finita la campagna d’Africa tornò in Italia, si sposò, e dopo poco si trasferì per lavoro ad ESSEN in Germania, con la convinzione di trasferirsi definitivamente e dimenticare i periodi bui trascorsi; ma il sogno di scordare la guerra e lasciarsela alle spalle svanì ben presto con il richiamo alle armi da parte di Mussolini.
Aveva ancora davanti a sé anni di dura guerra: il fronte Greco e l’Albania, in cui, nel Monte Golico, venne promosso nell’aprile 1941, Sergente per merito di guerra
Si continua con un susseguirsi di immagini scandite dalle parole dello speaker, che riprendendo gli archivi di stato recita:
“Francesco Bianchini, 11° Reggimento Alpini
Assaltatore, offertosi volontario per un’ardita impresa con ammirevole coraggio e superbo slancio impegnava il nemico con un nutrito lancio di bombe a mano arrecandogli gravi perdite, martellato dal violento fuoco di mitragliatrici, non desisteva dall’azione se non dietro ordine del suo comandante. Monte Golico, 14-16 Aprile 1941”
Ricevette successivamente in Montenegro, la sua seconda Croce al Valore Militare.
Fu registrata alla corte dei conti con la relativa didascalia:
“Francesco Bianchini, di Agostino e di Ruffini Maria, da Ramiseto Reggio Emilia
Classe 1913, Sergente, 11° Reggimento Alpini battaglione Bolzano
Quale comandate di squadra fucilieri in centro di fuoco avanzato, assalito da preponderanti forze nemiche che durante un attacco notturno, resisteva accanitamente infondendo con l’esempio ai propri uomini ardire e sprezzo del pericolo.
Rimasto solo, ferito da diverse schegge di bombe a mano non desisteva dalla lotta se non quando veniva stroncato l’attacco nemico.
Foca – Montenegro 19 Maggio 1942 – Croce al Valor Militare”
Da qui, il filmato prosegue spostandosi sul fronte occidentale, dove ormai esausto del regime e deluso dal disordine generale e dalla bassa considerazione delle truppe da parte del sistema e di molti Ufficiali, nel Settembre 1943 a Bardonecchia, rimproverò il Capitano De Mattè, ne rifiutò ogni ordine e disertò con le armi.
Ricercato, rientrò a casa dopo nove campagne di Guerra.
Finalmente a casa, decise di non prendere parte alla resistenza e non fu più, mai, possessore di armi. Portava nel cuore la tristezza di una guerra atroce e ingiusta, ma ancor di più il rammarico per i tanti caduti e dopo tutto il servizio prestato, di non aver ricevuto come da sua richiesta, dal Re, la possibilità di sostituire nella campagna di Russia il fratello Augusto in forza nella Julia, 3° Reggimento Artiglieria Alpina poi deceduto nella medesima campagna il 31/01/1943.
Quarto di sette fratelli al rientro dalla Guerra, ritrova i genitori soli, con nel cuore il lutto di un figlio caduto in Russia e con ormai tutti gli altri fratelli trasferiti, chi a Milano chi in Piemonte chi a Parma. Con sé, la moglie e la figlia Lidia. La voglia di intraprendere una vita diversa al di fuori del proprio paese era grande, ma per non arrecare altro dolore ai genitori e grazie anche alla nascita del secondo genito maschio, Ugo, rimane a casa e intraprese l’attività di agricoltore a Ramiseto proseguita poi fino alla morte.
E’ questa la storia di Bianchini raccontata nel video che sarà terminato per la prossima primavera, presa come stimolo per cercare di ridare finalmente dopo anni un volto a questi “combattenti ignoti”. Al suo interno infatti, sono presenti anche diverse indicazioni per chi volesse cercare i propri cari, quali strumenti utilizzare e/o quali enti contattare
Il Tricolore sulla cima dell’Amba Aradam
Il 5 Gennaio 1936 parte da Livorno per la Campagna d’Africa, con l’11 Reggimento, Battaglione Trento, dove si distinse come uno dei migliori combattenti.
Il 16 Febbraio del 1936, aprendosi un varco a colpi di mitragliatrice, fu il primo alpino a raggiungere la sommità dell’AMBA ARADAM, seguito dalla propria pattuglia, ispezionò il rifugio dello stesso Ras Mulaghietà; alle 7,30 inalberò il proprio TRICOLORE sulla sommità della montagna in segno di vittoria.
Questa azione ebbe un forte eco sulla stampa nazionale e radiofonica del tempo, tant’è che una settimana dopo circa, il 23 Febbraio 1936, il Duca di Pistoia, probabilmente visto il notevole impatto mediatico che aveva avuto il tricolore di Bianchini sulle truppe e le milizie presenti, fece piantare un palo e innalzare, più in alto, una seconda bandiera; passando poi alla storia per essere stato il primo uomo a salire sulla montagna e ad innalzare il Tricolore.